In una sfavillante suite del Cesar Palace di Las Vegas, Nevada, c’era Dio. Dio viveva come un dio. Aveva trasformato l’esistenza, dal nulla a quel bellissimo sfavillio di luci e colori. Quel continuo flusso ordinato di fragili esistenze che cercavano il conforto, attratti dal disordine. C’era riuscito. Aveva addomesticato quelle incerte anime affinché producessero uno stile di vita adatto a un Dio. E lui se la godeva; assaggiava gli champagne, indossava vestaglie di tessuti morbidissimi, adorava le insalate ai frutti di mare e, ogni tanto, girava per il Casinò ammirando le persone giocare. Era bellissimo, intere esistenze in bilico per mano della casualità, al solo scopo di diventare più ricche un giorno. Perché poi. Ma a Dio piaceva guardarli. E poi li si stava comodi, si mangiava al ristorante, si giocava ai tavoli, si ricevevano massaggi, piscine in cui nuotare, sauna, caviale, insomma tutto bellissimo! Poco fuori città quasi al limite con il deserto, c’era un molosso nero. Questa era la forma con cui Diavolo visitava il mondo, la superficie. Non gli piacevano le luci e trovava tutto quel tran tran inutile e chiassoso. Sostava tetro e minaccioso. Preferiva guardare il deserto, cosi calmo ma così caotico al contempo. E contemplava. Contemplava coloro che cercano la salvezza, coloro che vogliono vivere come un dio. Li guardava passare e pensava: "Dannati voi che un inferno peggiore del mio avete conosciuto, quello di tentare in tutti i modi di vivere come il vostro amato Dio, ma l’inconsapevolezza che sarete condannati appunto per averlo fatto.
Dio e Diavolo